Nuovo appuntamento al Teatro Don Bosco: giovedì 18 febbraio va in scena “Medea”.

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Prosegue il ricco programma di appuntamenti facente parte della Stagione di Prosa 2016 organizzata dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con il Teatro Stabile dell’Umbria. Al teatro Don Bosco di Gualdo Tadino giovedì 18 febbraio alle ore 21 va in scena “Medea” di Elisabetta Vergani.
Tratta dal fortunato romanzo di Christa Wolf la vicenda della donna fiera e ardente è tratteggiata seguendo una struttura a sguardi incrociati. Il mito greco della donna travolta da una passione selvaggia e disumana rivela la tendenza della nostra società, soprattutto nei momenti di crisi e transizione, a cercare un capro espiatorio, spesso femminile, da destituire di ogni autorevolezza.
Medea, la maga crudele che una passione cieca spinge prima a tradire la patria per seguire l’amato Giasone, poi a uccidere per vendetta i figli avuti da lui che vuole risposarsi e ad incendiare la città che l’ha accolta, surclassa qualunque altro mito di donna selvaggia e crudele che riposi nell’immaginario occidentale. Medea, è mostruosa perché barbara, proveniente da un mondo arcaico, determinata solo dalla pulsione sessuale: colta prima nell’accecamento della passione e poi della sua terribile gelosia, sorretta da oscure potenze.
Si tratta di un mito che per tutti ha un presunto padre putativo: Euripide. Un greco. E i greci – scrive Christa Wolf – hanno volentieri scritto storie di donne vinte, di cui ci siamo abituati a conoscere solo la versione del vincitore.
Partendo dall’assunto innegabile che il mondo greco patriarcale ha riscritto tutti i miti preesistenti a proprio vantaggio, la scrittrice tedesca è andata alla ricerca delle sorgenti antiche di quei miti riscrivendoli dalla parte di uno sguardo diverso, che tiene in considerazione le ragioni del matriarcato. Il suo lucido itinerario porta sempre alle stesse conseguenze: il mondo occidentale è costruito sulla violenza e l’esclusione della donna, cui fino ad oggi è restato solo il gesto del rifiuto.
Così il mito è stato radicalmente rovesciato: ecco Medea né fratricida, né omicida, né infanticida. Medea è semplicemente una straniera che si trova – per la sua fierezza – a divenire capro espiatorio delle tensioni sociali, vittima sacrificale come sempre capita agli immigrati, ai deboli, alle donne.
Il viaggio nel mito femminile della più grande scrittrice tedesca del novecento termina così (dopo la caduta del muro) con una donna che tra matriarcato e patriarcato – entrambi insostenibilmente basati sulla violenza – e tra oriente ed occidente – in fondo poco dissimili per la donna – non sa più dove andare e quale sia la sua patria. Ma gira ancora per l’Europa alla ricerca di qualcuno che possa dare risposta alla sua domanda: “In quale luogo, io?”.

“Quello di giovedì – sottolinea l’Assessore alla Cultura Roberto Morroni – è il quarto spettacolo in cartellone della stagione di Prosa 2016. Facendo un primo bilancio posso affermare che i numeri sono estremamente positivi. La qualità degli spettacoli ha riscosso grande consenso e soddisfazione da parte del
pubblico. A conferma di quanto detto, vale la constatazione che il numero degli abbonati è cresciuto considerevolmente ed ha raggiunto quota 130. Parte di questi sono stati sottoscritti anche da un pubblico molto giovane (50 abbonati provenienti dagli studenti) grazie alla significativa azione di promozione svolta dai dirigenti e dai docenti dell’Istituto Casimiri”.

Prossimo spettacolo in programma giovedì 10 marzo con “Il Berretto a Sonagli” di Luigi Pirandello

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